Punto e a capo. Fine.

di mykoize

Ho un problema con le cose che finiscono.
Ok, diciamolo, io ho un problema col tempo, un problema così grosso che fa un baffo alla relatività di Einstein.
Io vivo in strati di tempo paralleli, formati dalle mille vite che interpreto, e mi illudo che le persone che li abitano, restino immutate quando io mi allontano.
E invece là fuori la gente va avanti, continua a vivere, smette di amarmi, a volte persino muore.
Ci sono milioni di cose che finiscono ed io non lo accetto, semplicemente.
Vivo la mia vita in maniera stupida umana, procrastinando, pensando che “tanto c’è tempo”.
Per esempio, non mi sono mai fatta insegnare a fare le pesche sciroppate da mia nonna, e, nonostante me lo riprometta tutte le volte, non glielo chiedo mai.
Perchè il pensiero mi atterrisce.
La fine, non la morte, mi atterisce.
Tutta questa presa di coscienza nasce da un cinema.
Una cinema vicino a dove abitavo l’anno scorso, nel centro di Urbino, dove la nevicata si è fatta sentire eccome.
Ci sarò passata miliardi di volte e ho sempre pensato che dovevo fotografarlo, che un giorno che mi sarei portata la macchina e avrei fermata quel suo inquietante palcoscenico in uno scatto.
L’ha fotografato qualcun altro, quel cinema, ieri dopo il crollo di una parte del tetto dovuto al al troppo peso.
Non è crollato solo il tetto, è crollato un sistema di difesa che mi porto dentro.
Ma far finta che le cose non accadranno, non impedisce loro di accadere.